L’Italia tenta una mossa audace per sanare i rapporti con le partite IVA e le piccole e medie imprese. Un’operazione che non punta solo a mettere ordine nei conti del passato, ma che mira a costruire un nuovo patto fiscale tra contribuenti e Stato.
L’obiettivo è ambizioso: impostare una relazione fiscale più stabile per il futuro, grazie a una formula di concordato biennale che, almeno sulla carta, punta a semplificare.
Vediamo cosa prevede nel dettaglio questa misura, destinata a rivoluzionare le modalità di regolarizzazione per migliaia di professionisti e imprese.
L’impianto normativo
Dietro questa manovra c’è l’emendamento al decreto-legge Omnibus, frutto di un lavoro congiunto tra figure di primo piano della politica economica. A firmarlo sono Massimo Garavaglia, Presidente della Commissione Bilancio, insieme ai senatori Fausto Orsomarso e Dario Damiani.
L’idea di fondo è chiara: chi aderisce al concordato preventivo biennale potrà regolarizzare annualità dal 2018 al 2023, beneficiando di un meccanismo di ravvedimento speciale.
La misura si basa sul principio del ravvedimento, che consente di integrare le dichiarazioni pregresse con un’imposta sostitutiva.

Meccanismi e calcoli: come funziona davvero
La sanatoria si basa su un principio semplice, ma incisivo: permettere ai contribuenti di integrare il reddito dichiarato negli anni passati, dichiarando incrementi calcolati secondo fasce di affidabilità fiscale. Il sistema degli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) diventa lo strumento cardine: più alto è il punteggio ISA, minore sarà l’incremento percentuale richiesto.
Per esempio, chi ha raggiunto un punteggio ISA di 10 potrà regolarizzare la propria posizione con un incremento del reddito pari al 5%, mentre chi si colloca al di sotto di 3 dovrà integrare fino al 50%. Questi incrementi saranno poi soggetti a un’imposta sostitutiva, che varia dal 10% al 15%, a seconda del livello di affidabilità fiscale.
Una particolare attenzione è stata riservata agli anni 2020 e 2021, segnati dagli effetti della pandemia. Per questi periodi, l’aliquota è ridotta del 30%, in riconoscimento delle difficoltà economiche straordinarie affrontate da imprese e lavoratori autonomi.
Quando e come versare
I tempi di pagamento sono definiti con precisione. La sanatoria prevede il versamento in un’unica soluzione entro il 31 marzo 2025, ma offre la possibilità di rateizzare fino a un massimo di 24 rate mensili. Ogni rata sarà maggiorata di un interesse annuo del 2%.
Tuttavia, il mancato pagamento di una rata, anche solo parziale, comporterà l’automatica decadenza dal beneficio della rateizzazione. Ciò significa che il contribuente sarà tenuto a saldare l’intero importo residuo, con conseguente iscrizione a ruolo degli importi dovuti.
Perché aderire
Aderire alla sanatoria potrebbe essere un’opportunità imperdibile per chi vuole regolarizzare le proprie posizioni fiscali evitando ulteriori accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Con l’adesione, infatti, si ottiene una sorta di “patto di non belligeranza” con il fisco: nessun controllo aggiuntivo, salvo nei casi di illeciti penali.
Al contrario, chi decide di non partecipare potrebbe ritrovarsi nelle liste dei soggetti selezionati per verifiche più approfondite.
Si tratta, quindi, di una scelta che non riguarda solo il passato, ma anche il futuro rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria.
Uno sguardo d’insieme
La sanatoria fiscale 2025, se ben calibrata, può diventare un’occasione di ripartenza per molti professionisti e imprenditori. Tuttavia, dietro i numeri e le aliquote, si nasconde una riflessione più ampia: il sistema fiscale italiano, spesso percepito come complesso e punitivo, necessita di strumenti che favoriscano la collaborazione.
Questo provvedimento sembra andare nella giusta direzione, ma sarà fondamentale monitorarne gli effetti concreti. Chi decide di aderire dovrà valutare con attenzione i vantaggi immediati e gli effetti a lungo termine, considerando il proprio rapporto con il fisco come un elemento strategico per la sostenibilità del proprio business.