Il 1° luglio 2020 è stata introdotta una novità in merito alle commissioni che spettano agli esercenti: un credito di imposta pari al 30%, nell’ambito del cosiddetto Bonus POS stabilito dal Governo del nostro paese.
Questa agevolazione è connessa soltanto a determinate forme di pagamento, ovvero quelle tracciabili – con carte prepagate, di credito o di debito, e così via. Del resto, uno degli obiettivi consiste proprio nell’incentivare l’utilizzo di questi strumenti nel settore commerciale e nei punti vendita.
Nel 2021 si è verificato un cambiamento: è stata sancita la possibilità di aumentare il credito di imposta POS dal 30% fino al 100% in alcune circostanze. Per la precisione, ciò è stato deciso dal Decreto Legge 99 del 30 giugno 2021. Chiaramente bisogna rispettare alcuni criteri per arrivare al 100%, ma è comunque importante che sia stata concessa una simile occasione a coloro che possiedono e gestiscono un’attività.

Credito d’imposta POS, come ottenerlo

Il credito di imposta nel 2020

Prima di spiegare come ottenere, attualmente, il credito di imposta POS, vediamo in breve come funzionava nel 2020.
In origine, potevano beneficiare di questa facilitazione gli esercenti con fatturato inferiore a 400.000 euro, nell’anno antecedente a quello di riferimento. Un’altra condizione era l’applicazione del bonus ai pagamenti non legati al ramo professionale, imprenditoriale, artigianale e commerciale (eseguiti da una persona fisica).
Soddisfacendo questi requisiti, il credito di imposta POS era accessibile a tutti gli esercenti al di là del singolo regime di contabilità. Nel 2020 è stata approvata anche la modalità di uso del credito in compensazione, con il modello F24, a partire dal mese successivo a quello in cui iniziano gli addebiti.

Credito di imposta POS dal 30 giugno 2021

Quali sono le modifiche apportate dal Decreto Legge 99 del 30 giugno 2021?
Consideriamo gli esercenti che, tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022, acquisteranno dispositivi per i pagamenti elettronici. Se la spesa ha il limite massimo di 160 euro, il credito di imposta POS spetta nelle seguenti percentuali:

  • il 10% a coloro che hanno ricavi compresi tra 1.000.000 e 5.000.000 euro (sempre nel periodo di imposta precedente);
  • il 30% a coloro che hanno ricavi compresi tra 200.000 e 1.000.000 euro;
  • il 70% a coloro che hanno ricavi non superiori a 200.000 euro.

C’è anche un’altra situazione da considerare. Prendiamo in esame gli esercenti che compreranno, durante tutto il 2022, apparecchi avanzati per i pagamenti elettronici con opzioni di trasmissione virtuale dei dati e di memorizzazione elettronica. Se la spesa raggiunge i 320 euro, il credito di imposta POS spetta nelle seguenti percentuali:

  • il 40% a coloro che hanno ricavi compresi tra 1.000.000 e 5.000.000 euro;
  • il 70% a coloro che hanno ricavi compresi tra 200.000 e 1.000.000 euro;
  • il 100% a coloro che hanno ricavi non superiori a 200.000 euro.

In più, specifichiamo che il credito di imposta POS è adoperabile in compensazione, dopo aver erogato la cifra per l’acquisto degli strumenti elettronici, e va indicato nella Dichiarazione dei Redditi.

Come ottenere il credito di imposta POS

Per beneficiare del credito di imposta POS bisogna mettersi in contatto con il commercialista e mandargli la fattura del canone mensile. È necessario anche comunicargli informazioni come:

  • la quantità di operazioni finanziarie svolte nel mese di riferimento;
  • il valore delle suddette operazioni, in totale e relativamente ai singoli clienti;
  • l’insieme delle commissioni che sono state addebitate.

È fondamentale rivolgersi al commercialista proprio perché il bonus è utilizzabile, come già detto, in compensazione. Va inserito nella Dichiarazione dei Redditi del periodo in cui è maturato il credito, e anche nelle successive fino a quando ci si serve di esso.

Attenzione: è possibile fare domanda per il credito di imposta POS soltanto se, in quel determinato mese solare, è stata effettuata almeno una transazione. È consigliabile, inoltre, conservare la fattura e il riepilogo delle operazioni per 10 anni, in vista di eventuali controlli. Il credito di imposta non concorre alla formazione del reddito, nell’ambito delle imposte sui redditi.