Il redditometro, strumento tanto discusso e oggetto di accese polemiche, viene definitivamente accantonato in favore di un nuovo sistema di accertamento sintetico. La decisione è stata ratificata con un decreto che segna una svolta significativa nella politica fiscale italiana.
Il cambiamento ha l’obiettivo di colpire con maggiore precisione i grandi evasori fiscali, ma lascia inalterato il nucleo dell’articolo 38 del decreto 600 del 1973, che disciplina le rettifiche delle dichiarazioni delle persone fisiche.
La nuova normativa sull’accertamento
Il recente decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale elimina la possibilità di valutare i redditi presunti dei contribuenti basandosi su parametri generali come le stime Istat, che erano parte integrante delle vecchie norme risalenti al 1973.
L’Agenzia delle Entrate mantiene la facoltà di determinare il reddito complessivo del contribuente tenendo conto delle spese sostenute, ma non potrà più ricorrere a criteri induttivi generalizzati.

Questa modifica rappresenta un passo importante verso una maggiore precisione e personalizzazione nelle procedure di accertamento, garantendo una valutazione più equa e aderente alla situazione specifica di ciascun contribuente.
I nuovi criteri di accertamento
Importanti novità riguardano i criteri per l’applicazione dell’accertamento sintetico.
Oltre alla condizione che il reddito complessivo accertabile superi del 20% quello dichiarato, il governo ha introdotto un’ulteriore soglia quantitativa. L’accertamento sintetico sarà possibile solo se la differenza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute è superiore a dieci volte l’importo dell’assegno sociale annuo, attualmente pari a 6.947,33 euro. Di conseguenza, la soglia minima per l’accertamento si attesta a quasi 70.000 euro.
Questa modifica ha l’obiettivo di concentrare l’attenzione su discrepanze significative, evitando accertamenti per piccole differenze e garantendo un’azione più mirata ed efficace da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Reazioni al nuovo sistema
Le recenti modifiche al sistema di accertamento fiscale hanno suscitato un dibattito acceso. Da un lato, c’è chi vede in queste nuove soglie uno strumento prezioso per concentrare gli sforzi dell’Agenzia delle Entrate sui casi di evasione più gravi, evitando di disperdere risorse su piccole discrepanze.
Dall’altro lato, si fa strada la preoccupazione che queste misure possano rivelarsi insufficienti per contrastare efficacemente il complesso fenomeno dell’evasione fiscale in Italia.
I dati della Corte dei Conti relativi al 2023, infatti, mostrano come gli accertamenti sintetici abbiano rappresentato solo una minima parte dell’attività dell’Agenzia, con un impatto limitato sulla lotta all’evasione.
Il dibattito resta aperto, e solo il tempo potrà dirci se queste nuove regole segneranno una svolta significativa nella lotta all’evasione fiscale o se saranno necessarie ulteriori misure per affrontare questo fenomeno complesso e radicato.
Anagrafe dei rapporti finanziari: uno strumento potente ma poco trasparente nella lotta all’evasione
L’Anagrafe dei rapporti finanziari, che registra saldi e movimenti annuali dei conti correnti, si conferma uno strumento fondamentale per individuare i contribuenti da sottoporre a controlli fiscali. Tuttavia, la scarsa trasparenza sull’utilizzo di questi dati solleva dubbi sulla loro effettiva efficacia nel contrastare l’evasione.
Sebbene l’accesso a informazioni così dettagliate possa rappresentare un vantaggio per l’Agenzia delle Entrate, è fondamentale garantire un equilibrio tra la necessità di combattere l’illegalità e il diritto alla privacy dei cittadini.
Una maggiore chiarezza sull’uso di questi dati potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia dei contribuenti e a rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale.
Verso un accertamento fiscale più equo e mirato
Con l’adozione di questi nuovi criteri, l’amministrazione finanziaria si pone l’obiettivo di rendere gli accertamenti fiscali più precisi ed efficienti.
Sarà fondamentale monitorare l’applicazione di queste nuove norme per valutarne l’efficacia concreta nella riduzione dell’evasione, facendo in modo che i contribuenti che rispettano le leggi non subiscano un onere fiscale ingiustificato o controlli eccessivi.